Unità didattica III - La disciplina del soggiorno



APPROFONDIMENTO III - Cosa significa integrazione ?

L’integrazione è un concetto difficile da definire.  È il risultato di una molteplicità di politiche che investono aspetti relativi all’inserimento sociale, occupazionale e finanche culturale e politico degli stranieri. Il legislatore definisce nel d.gls. 286/98, cit, art. 4 bis, co. 1 l’integrazione come il “processo finalizzato a promuovere la convivenza dei cittadini italiani e di quelli stranieri,  nel  rispetto  dei  valori sanciti dalla Costituzione  italiana,  con  il  reciproco  impegno  a partecipare alla vita economica, sociale e culturale della società”.

Il tentativo di definire il concetto di integrazione in termini giuridici sconta numerosi limiti e si presenta quindi generico. Sembra definire un obiettivo (la convivenza) e pur richiamando l’impegno reciproco di cittadini italiani e stranieri, soltanto lo straniero è tenuto a sottoscrivere tale accordo di integrazione. Difficile quindi individuarlo in termini giuridici come un accordo. 

Autorevolmente Giovanna Zincone ha sottolineato come ciò che qualifica l’integrazione varia a seconda degli obiettivi che una politica di integrazione si pone, degli ambiti che vengono presi in considerazione e dei livelli di realizzazione che ci si propone che lo straniero raggiunga. Zincone distingue tre obiettivi che le politiche di integrazione si possono porre, tre aree e, infine, tre livelli di realizzazione.

Una politica di integrazione può avere come obiettivi (e in base ai momenti può dare la precedenza a uno o all’altro): l’impatto positivo sulla società ricevente, il benessere degli stranieri o, infine, il basso conflitto, l’interazione positiva tra stranieri di diversa provenienza e tra stranieri e autoctoni. Ciascuno di questi obiettivi può interessare l’area sociale e economica, quella culturale e religiosa o, da ultima, quella pubblica e civile. Infine i livelli di realizzazione dell’integrazione a cui uno straniero può aspirare possono riguardare 1) il riconoscimento di diritti e l’attuazione di politiche; 2) le opportunità e le condizioni reali (in altri termini l’accesso ai diritti); 3) le percezioni e l’identità, il sentirsi accettati e il vedere riconosciute le proprie specificità.

È evidente che il significato di integrazione muta notevolmente in base a quale tra questi obiettivi risulta prioritario o prevalente, agli ambiti sui quali si interviene maggiormente e al fine di realizzare quale livello di integrazione degli stranieri. Appare altrettanto evidente che la definizione introdotta nel 2009 dal legislatore italiano appaia un goffo tentativo di trasporre in termini giuridici un concetto che già sul piano sociologico e politologico si presenta molto controverso.

Per chi vuole approfondire:

GIOVANNA ZINCONE ‘Introduzione. Il passaggio al primo piano’, in Giovanna Zincone (a cura di), Immigrazione: segnali di integrazione. Salute, scuola, casa, 2009, il Mulino, Bologna, pp. 7-67)